Leggo che, una festa del Vco (sempre un gruppo di Ggggiovani), ha "inventato" il Carnevale estivo.
Da studioso - anche se non esperto di Carnevale (ho scritto solo un saggio su questo argomento, che verrà pubblicato sul prossimo volume di Silvano Crepaldi ed analizza le principali manifestazioni carnascialesche del Vco) - non posso che muovere qualche appunto a quella che, personalmente, considero una forzatura.
Avevo già avuto modo, proprio dalle pagine di questo blog, di muovere delle critiche sul cosiddetto "Carnevale multietnico", una vera e propria imposizione, secondo il mio punto di vista, che non è inclusione, ma soverchiamento culturale.
Anche sul Carnevale estivo non posso che esprimere parere abbastanza sfavorevole. E' neseccario utilizzare questo termine, Carnem-levare, per indicare una semplice festa, una mascherata? Il Carnevale è legato indissolubilmente al ritorno della primavera, non all'arrivo dell'autunno. E, inoltre, non ha nulla - nella sua origine - di faceto, ma è estremamente serio, tanto è vero che, in origine, i bambini ne rimanevano esclusi, a lato dalle celebrazioni ufficiali.
Chissà se in questo "Carnevale estivo" ci saranno le maschere ufficiali o sarà solo l'occasione per travestirsi e fare cosplayer, magari ubriacandosi? Il travestimento, la mascherata, il cambio di identità ed il sovvertimento dell'ordine sono degli eventi, ritualmente, che vanno codificati e limitati nel corso dell'anno. Ad esempio mi piace sempre parlare delle maratone cittadine (NYC, ma anche Torino o Milano piuttosto che Londra o Boston) che sono, a modo loro, un sovvertimento dell'ordine: le strade vegnono chiuse, l'abbigliamento diventa sgargiante e multicolor (se non addirittura travestimento).
Vedremo. Anche se le premesse, secondo me, non sono delle migliori.
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