Che cos'è un museo (etnografico)? Cosa si trova dentro?
Solitamente nei musei "delle tradizioni", sorti come funghi negli ultimi anni, siamo abituati a trovare delle esposizioni, permettetemi di dirlo, insignificanti: file di rastrelli piuttosto che strumenti per la lavorazione del latte, accatastati in stile "wunderkammer", nei musei più "evoluti" troviamo le definizioni dei reperti, spesso in dialetto.
Anche i più appassionati di tradizioni, tempo 15 minuti, superano la soglia di sopportazione (io per primo!) e se ne vanno. Perché dovrei andare a vedere un magazzino (perché di questo, a tutti gli effetti, si tratta) contenente "dumping" che si sta tentando di salvare dalla spazzatura? Perché dovrei aver voglia di vedere 15 rastrelli (rigorosamente tutti uguali ed esposti solo perché "si usavano un tempo") attaccati su un muro con una dicitura in dialetto ("dialetto" e "scritto", due termini così antitetici da formare una bestemmia)?
Questa è, purtroppo, la concezione museografica imperante in Ossola e nel Vco.
Ma, fortunatamente, c'è qualche buona notizia, qualche innovazione nel panorama museografico. Si chiama UniversiCà, e si trova a Druogno, nell'ala est della ex colonia estiva.
Si tratta di un museo "esperienziale", "multimediale" nel senso più spinto del termine: un "racconto", supportato da tanta tecnologia, che non può lasciare indifferenti.
La concezione museografica che c'è alla base è delle più nuove e la troviamo ad esempio al Museo della montagna del Forte di Bard, piuttosto che al nuovo allestimento della Reggia di Venaria, piuttosto che il Museo delle genti Trentine o il Musee des hommes di Parigi.
E' questa la strada che gli allestimenti museali stanno prendendo: pochi reperti, ma significativi, fake e ricostruzioni ben riconoscibili e, soprattutto multimedialità.
Video, schermi touch, internet, "contenuti speciali" usufruibili anche fuori dalla visita: è questa la strada che i musei etnografici stanno prendendo da una decina di anni a questa parte. Li studiavo quando ero in Università, ed erano ancora solo teorie o poco più. Oggi sono realtà, anche in Ossola, e non solo nei grandi musei già citati.
E, devo dire, è molto bello vedere che in pochi anni questi "sogni" sono diventati realtà, anche in questo "lembo di Piemonte che - come amo dire - si incunea nella Svizzera germanofona".
Una signora, ossolana, in visita al museo mi ha detto: "E' un museo povero di reperti, ci sono tanti video, ma poca sostanza...".
Concordo: se cercate pareti tappezzate di cose vecchie, spesso senza alcun valore, in una sorta di "svuota cantine" senza possibilità di acquisto, mischiato a dialetto usato "ad mentula canis", lasciate perdere.
Vi ho incuriosito?
Andate sul sito www.universica.it oppure www.tramevive.it.
E se volete vedere anche le mie conferenze degli anni scorsi basta accedere a questi siti per trovare alcuni interessanti video, tra cui la conferenza, a me cara, su Folk e fake
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