Lo stanziale saputo

Oggi pubblico la riflessione su uno spiacevole episodio che mi ha riguardato. Ho avuto infatti una violenta discussione con un gruppo di dilettanti che fanno ricerca. Per carità: far conoscere teorie antropologiche è sempre cosa buona e giusta, ma farlo con una metodologia stile "Mistero" piuttosto che "Voyager" è particolarmente negativo secondo me, ed anzi distoglie dall'antropologia culturale e dallo studio effettivo delle tradizioni.

Iniziamo dal motivo del litigio: un sedicente oratore, che continua a dire sempre di avere tre lauree (non so su che argomento) effettua un intervento su "Megalitismo e sciamanesimo a Montecrestese".  Se la grammatica italiana non è un'opinione un titolo di questo tipo sottintende che a Montecrestese ci siano reperti megalitici (e fin qui ci siamo) e ci siano testimonianze di sciamanesimo (su cui personalmente nutro molti dubbi). Partiamo da un presupposto: lo sciamanesimo è un aspetto rituale molto ben definito, studiato da noi antropologi, con determinati canoni, oggetti rituali, viaggi fuori dal corpo, mondo delle anime contrapposto al mondo terrestre, riti di iniziazione sciamanica, figure socialmente riconosciute...  Lo sciamanesimo, secondo la definizione più restrittiva, che personalmente applico, non esiste in Africa, tanto per mettere i puntini sulle i.

E sinceramente il fatto che non siano rimaste tracce di forme e ritualità sciamaniche nemmeno nell'apparato leggendario ossolano mi fa credere che la teoria sia quantomeno azzardata. Chiedo allora una bibliografia di riferimento. E vengo attaccato, allontanato dall'incontro pubblico perché sono un "disturbatore". Non contento, dopo qualche giorno, vado nel gruppo Facebook e chiedo, per l'ennesima volta, le indicazioni bibliografiche. E qua si arriva al delirio, rendendo molto evidente la differenza tra dilettantismo e professionismo.

Infatti (cito testuali parole): "Per l'amor del cielo signor Ciurleo, lei mi sembra ossessionato dalle bibliografie...non crede che questo suo problema dovrebbe essere affrontato in altra sede?". E ancora: "Beh, di certo la storia dell'antropologia culturale non la cambierà lei con la sua bibliografia..."; "Dal momento che il fenomeno dello sciamanesimo ha riguardato (e, talvolta, riguarda ancora) tutti i popoli del mondo, mi sembra quantomeno ottuso escludere l'esistenza di una qualche forma di sciamani anche da "noi"."; o ancora "Non capisco questo tuo modo di fare. Mi sfugge completamente. Mi spiace non lo comprendo. Comunque nessuno ha detto che avremmo parlato di sciamanesimo Ossolano." (che abbia capito forse male il titolo? mah!)...

Concludo il dibattito con una considerazione etimologica sui due termini che amo utilizzare: dilettanti vs professionisti.

Il primo termine deriva da diletto, ovvero sono persone che compiono, ad esempio ricerche, per "divertimento", per piacere. I professionisti lo fanno per professione, fatturano, lo fanno per vivere. E naturalmente per diventare professionisti bisogna avere una lunga preparazione che venga riconosciuta. Per l'iscrizione alla neonata Anpia, Associazione nazionale Professionisti italiani di Antropologia, ho dovuto mandare il mio Cv, valutato da una commissione che ha reputato fossi veramente professionista e "degno" di iscrizione.

Riporto il mio ultimo post nel gruppo prima che l'abbandonassi, con le pive nel sacco. Secondo me è interessante notare dove il dilettantismo, purtroppo, ci sta portando. Troppo spesso i "seguaci" di questo gruppo non hanno lo spirito critico tipico del dibattito culturale. A me è capitato di essere aspramente criticato in una mia conferenza ad Expo. Cosa ho fatto? Ho portato le mie ragioni e le testimonianze bibliografiche su cui le mie teorie sono basate. Purtroppo in questo gruppo ho appurato che chi critica non va bene; la bibliografia è da menteccatti e non conta nulla, anzi è solo una mia fissazione e di pochi altri cretini. La credibilità accademica è una menzogna: l'importante sono le condivisioni e le amicizie di Facebook. Una persona con tre lauree ha SEMPRE ragione perché l'ha detto lui (vale anche se ne ha due?). Si deve ascoltare in religioso silenzio e NON si critica qualsiasi cosa venga detta: se una persona è dietro un'ipotetica cattedra ha sempre ragione anche se dice che la terra è quadrata. Avete ragione: meglio cambiare aria perché non mi sembra dibattito culturale, ma culto...

 

PS: Supponente? Stronzo? Arrogante? Definitemi un po' come volete, ma, per favore, accompagnatelo da una corposa bibliografia a dimostrazione della vostra tesi...  

Aggiornamento: dopo questo post abbiamo fondato il gruppo di Facebook "Gli stanziali saputi". Questo l'indirizzo https://www.facebook.com/groups/stanzialisaputi/ e questa la mail di riferimento: stanzialisaputi@groups.facebook.com

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