Da Cannobio a Rumianca: altri fuochi solstiziali

Crevoladossola

Nel periodo natalizio il territorio di Crevoladossola diviene teatro di una ricca serie di iniziative, sia “sacre” che “profane”. 

A far iniziare le manifestazioni dedicate al Natale nel terzo comune dell’Ossola, già a metà novembre, sono i mercatini di Santa Klaus, itineranti annualmente nelle varie frazioni del paese ed organizzati dalla Pro loco.

L’aspetto folk più interessante è che, oltre alle solite bancarelle che vendono i classici gadget delle feste piuttosto che prodotti enogastronomici o artigianali, nel pomeriggio vi è l’arrivo di santa Klaus a portare doni ai bambini. Non si tratta naturalmente del classico “Babbo Natale” americano, i cui vestiti rossi, come è noto, sono frutto del marketing, ben riuscito, di una nota bevanda gasata, ma dell’originale san Nicola, figura che, soprattutto nelle terre del Nord Europa e nei paesi anglofoni, porta i regali. Il suo costume, a differenza dei vari san Nicola (o Nicolao) diffusi anche nella vicina Svizzera (ad esempio a Locarno) richiama direttamente l’originale figura. Niente vestiti rossi con rifiniture di pelo bianco e pon pon sul cappello, ma abiti vescovili bianchi, un mantello verde, una mitra ed un pastorale.

Ma le celebrazioni di Natale non si limitano ai mercatini. Ogni anno la Vigilia di Natale il centro storico di Crevoladossola si anima: si svolge una sacra rappresentazione della Natività molto seguita e diventata uno degli appuntamenti ossolani più seguiti. 

Si tratta di una manifestazione molto interessante, nata nel 1986 dal gruppo Amici del Presepe, e che vede non solo la messa in scena della nascita di Cristo, ma anche la riproposizione di diversi antichi mestieri e lavori artigianali. 

Il tutto inizia in tarda serata, intorno alle 22, e si conclude a Mezzanotte, quando fanno il loro ingresso in chiesa san Giuseppe, Maria Vergine e Gesù bambino, per assistere alla messa solenne di Natale.

Il periodo festivo termina proprio il 6 gennaio, a conclusione del cosiddetto “ciclo dei dodici giorni”, con l’arrivo dei Re Magi. Sul sagrato della chiesa parrocchiale dei santi Pietro e Paolo viene allestita la stalla, con la Sacra Famiglia e Re Magi e pastori vengono a far visita al “Re dei re”. L’occasione è anche quella per distribuire regali ai bambini presenti e per bruciare l’anno vecchio, in uno dei classici falò di inizio anno diffusi in tutto il mondo. 

Basandosi sulle analogie con gli altri fuochi solstiziali analizzati credo che il falò, che attualmente risulta molto semplice, ovvero caratterizzato dall’accensione del fuoco senza alcuna ritualizzazione, sia in realtà una permanenza di un rito molto più antico. Probabilmente, vista sia la location, vicino alla chiesa, sia il periodo (al termine della festa dell’arrivo dei Magi, il 6 gennaio), vi era la presenza di una questua della legna da parte dei più giovani, con relativa ciabra (presente in tutti gli altri falò solstiziali come “annuncio”). Nel caso non ci fosse stata questa presenza di campanacci attaccati alle pelvi dei giovani maschi, con ostentazione della sessualità, certamente vi sarà stato almeno il concerto di campane o lo scoppio di mortaretti (come nel caso di Vagna in occasione di san Brizio, semanticamente molto simili allo “chiarivari”).  

Probabilmente è molto verosimile che vi sia stata anche la presenza di un fantoccio da far ardere, a mo’ di strega piuttosto che di effige dell’anno vecchio. Purtroppo anche l’orario in cui il fuoco viene acceso (al termine della messa, quindi intorno alle 16, ben prima dell’imbrunire), rendono il falò poco scenografico e quasi depotenziato della sua forte simbologia. Ad accenderlo sono infatti i volontari Aib - Protezione civile, che si occupano anche dell’allestimento, utilizzando prevalentemente ramaglie.

 

Anzola

Anche ad Anzola è presente l’accensione di un falò in occasione dell’Epifania. La scansione rituale non è molto diversa da quelli fin qui analizzati, con l’accensione del fuoco in serata, il rogo di un fantoccio raffigurante una strega ed un banchetto, o meglio la distribuzione di caramelle e dolciumi.

Con il passare del tempo l’evento è diventato sempre più importante per la comunità, ma anche attrattiva turistica e per la comunità. Infatti, grazie alla Pro loco, negli ultimi anni si è deciso di mettere un trenino, molto apprezzato dai bambini, che fa un giro per il paese e, dopo l’accensione del rogo, di donare dolci e caramelle ai presenti direttamente dalla Befana.

 

Rumianca

Anche Rumianca ospita un falò solstiziale. sostanzialmente analogo a quello di Piedimulera. 

Ad accendere ed organizzare il fuoco sacro nella frazione di Pieve Vergonte sono stati i membri del Comitato san Giovanni, che, introdotti dallo schiamazzo dei campanacci e da uno spettacolo pirotecnico, hanno bruciato la Befana nei pressi del campo sportivo. «L’iniziativa - spiega Davide Sala, presidente del Comitato - si è svolta grazie all’impegno dei volontari che hanno allestito il falò, portato una calza di dolciumi ai più piccoli e preparato cioccolata calda e vin brulé».

La manifestazione fornisce alcuni spunti di riflessione interessanti: l’organizzazione è infatti stata presa in carico da un’associazione che si è occupata dell’allestimento, mentre in passato, fino agli anni ’80 del Novecento, ad occuparsi della costruzione della pira erano i bambini. Purtroppo non sono presenti delle ritualizzazioni che diano adito ad un’aspetto di ritualità di passaggio, quanto piuttosto di una festa per la comunità. A differenza di Premosello, Vogogna o di Piedimulera (i cui roghi ardono in luoghi molto visibili) la manifestazione sembra essere rivolta prevalentemente agli abitanti di Rumianca, con tanto di rinfresco e momento conviviale finale, con la distribuzione di vin brulé e cioccolata calda. La manifestazione ha solitamente una finalità benefica: nell’edizione 2015 i fondi raccolti, pari a circa 200 euro, sono infatti stati donati al Centro diurno del Ciss di Pieve Vergonte».

 

I luminieri di Cannobio

In realtà questa festa non rientra a pieno titolo nei falò solstiziali, per il semplice fatto che, in realtà, non viene acceso nessun rogo. Ma, a ben guardare, anche la Festa dei luminieri di Cannobio rientra nel campo di studio fin qui analizzato. 

Come prima cosa è necessario descrivere l'evento folklorico: la sera tra il 7 l’8 gennaio a Cannobio si svolge la festa patronale, in onore della Santissima Pietà. La cerimonia prevede la processione per le vie del paese con la Sacra costa, ovvero la reliquia della costola di Cristo portata in corteo dalla chiesa di san Vittore fino al santuario della Santissima Pietà, in ricordo degli eventi miracolosi del 1522, quando, nell’osteria di Tommaso Zaccheo, un dipinto con Cristo, Maria e san Giovanni iniziò a sanguinare. Il giorno seguente fu rinvenuta in paese una piccola costola compatibile, per dimensione, con l'immagine di Cristo. La processione per il lungolago e Cannobio, notturna ed al lume delle fiaccole, viene detta dei "luminieri", poiché sui davanzali di tutto il paese lacustre vengono posti dei lumini a rischiarare il cammino del corteo religioso, perfino sul lago, nelle barche ormeggiate.

Il motivo per cui anche la festa dei Luminieri (in alcune versioni Lumieri) rientra nell'analisi dei fuochi sacri è facilmente intuibile: il periodo in cui l'evento si svolge ed il ruolo di fuoco che illumina e rischiara le tenebre, in un periodo a ridosso del ciclo dei 12 giorni