Semel in anno licet... festeggiare (p.VII)

Brevi note su altri carnevali

Naturalmente la panoramica di Carnevali ossolani fin qui delineata si è soffermata su quelli maggiormente tradizionali, o con aspetti etnografici rilevanti. Oggi, però, grazie all’opera delle Pro loco o di attivi gruppi di volontariato (solitamente designati come Comitato carnevale), i festeggiamenti per questo periodo, in tono maggiore o minore, sono diffusi in tutto il territorio.

In valle Anzasca, giusto per citare qualche caso, si assiste, nei vari paesi della valle, a banchetti a base di polenta e salamini, oppure alla preparazione di frittelle, unite a feste in maschera con balli, prevalentemente dedicate ai bambini.

Analogo discorso per il Carnevale di Pieve Vergonte dove assistiamo ad una interessante collaborazione con Piedimulera. Si tratta di una semplice sfilata di carri allegorici per le vie del paese, ma assistiamo alla partecipazione dei due gruppi ad ambedue le sfilate, che si svolgono appunto a sette giorni di distanza l’una dall’altra.

Il caso di Montecrestese è invece singolare: un tempo era uno dei più importanti del panorama ossolana, con, nella seconda metà del Novecento, la partecipazione di diversi carri allegorici. Anche in questo caso, da qualche anno, grazie all’impegno del gruppo folk de “I takar” si è tentato di ricostruire il carnevale. Dapprima con un ballo per bambini presso il centro culturale e ricreativo, poi con la riproposizione della polentata (usanza mai interrotta e ripetuta nelle due frazioni principali, ovvero Chiesa e Pontetto), e la ripresa della sfilata dei carri allegorici provenienti dal Carnevale vigezzino.

Domodossola, come accennato, vede la presenza anche di carnevali in altre frazioni, quali ad esempio il rione Cappuccina, dedicato ai bambini, o quello del Badulerio, nato nel 1947 grazie al consiglio direttivo dell’Enal (cfr Ragozza, 1998, p. 13). 

 

La gastronomia carnascialesca

Non mancano naturalmente dolci tipici di carnevale. In un contesto come quello alpino che, non dimentichiamolo, «non conosceva né creme, né guarniture né trionfi» (Schena-Ravera, 2009, p. 110), i dolci, come ho già avuto modo di dimostrare, erano una vera rarità, destinata a contesti festivi di primaria importanza (Cfr Ciurleo, 2013). Per Carnevale troviamo la preparazione di diversi dolci a lievitazione istantanea, preparati ancora oggi sia nelle case che in occasione delle feste. Ad esempio possiamo citare i krussli della valle Antigorio e Formazza, derivazione dei "carfoi", losanghe di sfoglia sottile fritta nello strutto. Ingredienti principali, oltre a farina, uova, burro (non presente in alcune versioni) e zucchero, sono la grappa ed il vino bianco. Un secondo tipo di dolce fritto sono i figascit di Montecrestese. Non vi è sfoglia, ma una semplice pastella composta da farina, uova, latte in cui si fa sciogliere il lievito chimico, zucchero e grappa. Al suo interno, prima della frittura, si mettono amaretti oppure mele oppure uvetta e vengono gettati in olio bollente a cucchiaiate. Sopra queste frittelle, tipiche del carnevale e delle feste patronali, viene spolverato dello zucchero, che può essere sia a velo che semolato (cfr Ciurleo, 2013).

Come già detto la pietanza tipica è la polenta, preparata in tutti i carnevali, prevalentemente accompagnata da salamini. Ma non mancano anche alcuni carnevali in cui la gialla pietanza viene servita insieme a piatti di pesce, ad esempio “polenta e saracche” a Villadossola in località Boschetto piuttosto che baccalà alla vicentina preparato a Pestarena, frazione di Macugnaga, cucinato rigorosamente a fuoco lento secondo la ricetta tramandata dal minatore Minozzo. Sempre a Macugnaga troviamo anche l’attestazione della preparazione delle “frittelle di neve”, preparato non dissimile a quelli precedentemente analizzati.

L’usanza di preparare polenta e salamini, a Domodossola la loro dizione in dialetto è quella di “polenta e sciriuii” (o sciriuj), grafia che non trova corrispondenti in altri luoghi dell’Ossola, e di offrirli alla popolazione deriva dal banchetto carnascialesco offerto agli stagnai o ai poveri. Come già analizzato da Gallo Pecca deriva dall’usanza delle fagiolate delle antiche agapi medievali che le Confraternite dello Spirito santo offrivano ai bisognosi in occasione della Pentecoste. In particolare i polentonissimi ricordano le antiche polentate offerte agli stagnari affamati che giravano in Piemonte, usanza condivisa anche con le zone dell’Astigiano e dell’Alessandrino. Questo rimando, in occasione del Carnevale Ambrosiano festeggiato a Cannobio, è rimasto nelle maschere del paese lacustre, dove si festeggiano, con risotto, salamini e trippa, i Magnin, ovvero i calderai riparatori di pentole (Gallo Pecca, 1987, p. 131). Nel primo giorno di Quaresima, invece, in diverse località i cotecchini venivano sostituiti da prodotti di magro, quali il merluzzo o, nel caso della frazione Boschetto di VIlladossola, dalle saracche (cfr Gallo Pecca, 1988, p. 25).

Naturalmente questi banchetti (che vedevano anche la preparazione di risotti piuttosto che minestroni) erano molto importanti in tutta la provincia: ad Intra, negli anni ’30 del Novecento, vennero preparate duemila razioni di minestrone, lesso, cotecchini, formaggio e vino, mentre a Vogogna il pranzo dei poveri del 1867 diede da mangiare a ben 300 avventori (Ragozza, 1997, p. 40). 

Le razioni che ancora oggi vengono preparate a Domodossola superano le tremila, in una dozzina di paioli donati nel 1950, dopo che i precedenti erano stati donati per le raccolte di metallo per finanziare la campagna d’Etiopia. Protagonisti di questo banchetto sono senza dubbio i cuochi (trusur), veri e propri esperti del dosaggio degli ingredienti e dei tempi di cottura. In passato questo ruolo, prima della Seconda guerra mondiale, era svolto da boscaioli bergamaschi, che venivano “arruolati” gratuitamente, a patto solo di qualche bicchiere di vino, qualcosa da mangiare e «un po’ d’atmosfera carnevalesca per divertirsi» (Ragozza, 1997, p. 37). Prima della guerra erano presenti anche dei “cuochini”, ragazzini vestiti da cuochi protagonisti, in alcune occasioni di carri allegorici.

Sempre nel periodo anteguerra assistiamo anche al riutilizzo dell’acqua di cottura degli “sciriui”, utilizzata da alcune famiglie per preparare del sapone. Il collegamento rilevato da Gallo Pecca con le polentate per i poveri è evidente anche nel caso domese: prima degli anni ’40, infatti, il palco di distribuzione era diviso tra paganti, sul lato sinistro, ed indigenti, che, accedendo dall’accesso loro riservato sulla destra, potevano ritirare gratuitamente la loro razione (anche se spesso tentavano di rimettersi in cosa, nascondendo i salamini sotto la camicia per ottenere un secondo piatto). Ed una forma di “beneficienza” (che se vogliamo è rimasta ancora oggi nel tirare, da parte delle maschere protagoniste del carnevale addosso al pubblico coriandoli e caramelle, era anche la distribuzione dei gianduiotti, che un gruppo di giovani delle famiglie più abbienti di Domodossola, vestiti da Pierrot, lanciavano a pioggia dalle finestre sopra il teatro Galletti, provocando vere e proprie zuffe da parte dei ragazzotti accorsi (cfr Ragozza, 1997, pp. 37-41).

Non a caso il comitato che si occupa di organizzare il Carnevale domese è denominato “Polenta e sciriuii”.

 

 

I giornali satirici

La diffusione dei giornali satirici in Ossola non è certamente una novità: il famosissimo Tavan, colorato di giallo come la polenta piatto tipico di Carnevale, è l’eponimo ed il più famoso tra tutti i giornali satirici ossolani. Oltre al Tavan, nella stessa Domodossola, è stato stampato, per diversi anni, Ul Muscun, la versione del quartiere Cappuccina, mentre proprio in questi ultimi anni esce una sorta di anticipazione del Tavan, dal titolo Ul trusur, ed in frazione Calice Il Tavanino. Villadossola, invece, non ha un giornale satirico specifico, confluendo con alcune “pagine speciali” nel Tavan, così come, ad esempio, la frazione Badulerio. Situazione diversa per Ul muscun, periodico carnascialesco della frazione Cappuccina di Domodossola, su cui bisogna fare una brevissima considerazione per il suo “ruolo” di costruzione dell’identità in un quartiere migratorio come quello Cappuccina (un tempo defiito Abissinia) di Domodossola. Fu proprio il desiderio di emanciparsi e di affermare la propria identità a portare alla nascita del Carnevale della Cappuccina, rivolto ad un target di bambini e famiglie, che, per non mettersi in competizione con quello domese, si svolge la domenica antecedente il giovedì grasso. Proprio in questo contesto si sono ricalcate le tradizioni domese, sia nel piatto tipico (polenta e salamini), sia con la redazione del periodico satirico Ul muscun.

Quasi tutti i carnevali ossolani hanno una loro propria pubblicazione, riscoperta. Ad esempio Montecrestese ha da poco rieditato “Ul takar”, in concomitanza con la nascita dell’omonimo gruppo folk, che prende il nome dall’ingiuria tipica con cui erano designati gli abitanti del “paese delle trenta frazioni”. Ceppomorelli ha invece “Ul pidill”, Pieve Vergonte “La Marmazza”, la val Vigezzo, riunitasi nelle celebrazioni del Carnevale Vigezzino, edita “Ul bazzalesk”, il basilisco, animale mitico simbolo della valle e della Provincia del Vco. Questo giornale, fin dalla prima edizione, esce il giovedì grasso ed apre la manifestazione . Tra le sue pagine, come di consueto, si possono trovare vignette, storielle umoristiche, poesie, fotomontaggi satirici e molto altro, dedicati ai Vigezzini. Analoga struttura anche per il giornale del carnevale di Malesco, “Il tepiè”. 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

Baga, Roberto

SD - Calendario delle tradizioni e delle manifestazioni simpatiche realizzate nel borgo di Vogogna, ricerca manoscritta, pp. 8

Barera, Cleto

1994 - Nostalgie vigezzine, EOS edizioni, Galliate

 

Barera, Cleto e Mazzi, Benito

2006 - Amasgordi. La Vigezzo della memoria, EOS edizioni, Galliate

 

Bravo, Gian Luigi

1984 – Festa contadina e società complessa, Franco Angeli, Milano

1998 – Radici e modernità, in Barolo 1998, pp. XXXIX - XLII

2000 – Le feste tradizionali? Sono figlie della modernità, in L’Alpe, n. 3, pp. 40-43.

2003 – Italiani – Racconto etnografico, Gli Argonauti, Meltemi, Roma

2005 – La complessità della tradizione – Festa, museo, ricerca antropologica, Franco Angeli, Milano

 

Brockett, Oscar Gross

2003 -  Storia del teatro, Marsilio, Venezia. Ed. Or.: History of theatre, Allyn & Bacon, Newton (USA), 1987

 

Casalis, Goffredo

1856 – Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli stati di S.M. il re di Sardegna, Maspero, Torino.

 

Ciurleo, Antonio & Ciurleo, Luca

2006 – Da Abissinia a Cappuccina, Parrocchia di Sant’Antonio Domodossola, Verdello (BG)

 

Ciurleo, Luca

2005 – L’immaginario folklorico ossolano dal valico al traforo del Sempione, Prova finale del corso di laurea in Studio e gestione dei beni culturali, Università del Piemonte Orientale, Vercelli

2007 – Tradizioni e neotradizioni in Ossola: tra riscoperta del passato e rilancio per il futuro, Tesi di laurea in Antropologia culturale ed etnologia, Università degli studi di Torino, Torino.

2013 - Tradizioni di pastafrolla, La biscotteria ossolana tra folk, fake ed esperimenti antropologici, edizioni Ultravox, Domodossola

2014 - Non si butta via nulla! Il ruolo della donna nel mantenimento del materiale e dell’immateriale, in “La metà imperfetta” a cura di Silvano Crepaldi, Asinochilegge, Novara.

2015 - La polenta di Beura - Comune di Beura Cardezza, Quarto d’Altino

 

Crepaldi, Silvano

2011 - Geografia dell’immaginario, Asino chi legge, Milano

2012 - Santi e reliquie, Asino chi legge, Milano

2013 - Cüntuli dal favlé - Storie dell’Alto e Basso Novarese, Asino chi legge, Milano

2014 - La metà imperfetta, Asino chi legge, Milano 

 

Ferraris, Sebastiano alias Adolfo da Pontemaglio

1997 – Novelle e leggende ossolane e altri scritti, Grossi, Domodossola

 

Gallo Pecca, Luciano

1987 - Le maschere il Carnevale e le feste per l’avvento della primavera, Gribaudo, Torino

 

Grasso, Giuliano

2002 - L’ultima matuzinàa, Comune di Malesco, Milano

 

Grimaldi, Piercarlo

1993 - Il calendario rituale contadino, Franco Angeli, Milano

1998 - Tempi grassi, tempi magri, Omega edizioni, Torino

 

Lajoux, Dominique

2000a – Feste d’Inverno: i colori del calendario, in L’Alpe, n. 3, pp. 12-20.

 

Lossetti-Mandelli, Gabriele

1926 - Cronaca del borgo di Vogogna dall’anno 1751 al 1885, Scuola tipografica salesiana, Torino

Pollini, Giacomo

1896 - Notizie storiche, statuti antichi, documenti e antichità romane di Malesco, comune della val Vigezzo nell’Ossola, Clausen, Torino

 

Quaccia, Franco

2000 – I carnevali alpini: una lettura critica, in L’Alpe, n. 3, pp. 29-37.

 

Ragozza, Pier Antonio

1998 - Il libro del Carnevale di Domodossola, Libreria Rizzardi, Domodossola

 

Scarfò, Giovanni

1988 – “Ul carnual ad Pèdmulera”, Amministrazione Comunale di Piedimulera 1985-1990, Premosello-Chiovenda

1998 – Nostalgie e ricordi di due comunità. Piedimulera e Cimamulera, ristampa anastatica con aggiornamento, Amministrazione Comunale di Piedimulera 1980 – 1985, Novara

 

Schena, Elma - Ravera, Adriano

2009 - Le Alpi a tavola, Priuli e Verlucca, Ivrea

 

Stefani, Guglielmo

1854 - Dizionario corografico del Novarese, edizione anastatica per Asinochilegge, Novara, 2010

 

Sitografia:

www.carnevalevigezzino.it

www.vallevigezzo.eu

 

Ringraziamenti e note

Un particolare ringraziamento ai vari informatori, in particolare a Laura Minacci dell’Ecomuseo di Malesco, per il materiale fornito.

 

Il presente saggio è frutto di una ricerca condotta nei carnevali ossolani nel corso di un decennio, e pubblicata in vari volumi.

Scrivi commento

Commenti: 0