Alimentazione e Km0

Mi è capitato, la scorsa settimana, di andare a visitare, per lavoro, una sagra. Un evento organizzato dai Ggggiovani (la quadrupla G è voluta), che hanno organizzato una festa per "valorizzare" il proprio territorio e "riscoprire" le proprie radici.

Si tratta di un fenomeno non nuovo: molto spesso, infatti, le nuove generazioni si occupano di portare avanti le tradizioni, in maniera attiva. Cito, a titolo di esempio, i giovani ella Carcavegia di Premosello, piuttosto che le nuove leve delle Cavagnette di Trontano, ma il discorso, naturalmente, può valere per infiniti altri casi. Si tratta di un grande cambio di tendenza: negli anni '50 e '60, infatti, erano proprio i giovani di allora che hanno "mandato a pallino" le tradizioni, tacciate come un qualcosa di arretrato, di vecchio, da dimenticare in nome di una supposta modernità (il cui eponimo era la città).

Oggi è controtendenza: sono proprio i giovani a riprendere in mano le vecchie usanze ed a riscoprirle.

 

E sono quindi costretto a parlare dell'evento Da Cima in forno, che ho già avuto modo di criticare sul giornale (attirandomi però gli strali degli organizzatori, che credono che il giornalista sia servo del potere e debba scrivere solo cose che a loro fanno piacere!). Un evento buono, per carità, iniziativa lodevole di "giovani che si mettono in gioco" per "organizzare qualcosa di grande". Partiamo da un presupposto: non sono gli unici giovani impegnati sul pianeta Terra. Nel progetto di Coop Academy, di cui stiamo costituendo un gruppo sinergico anche nel Vco, ho avuto modo di venire a contatto con diversi gruppi di giovani, strutturati o meno, che hanno avuto voglia di costruire qualcosa, di mettersi in gioco ed organizzare eventi e molto altro. L'associazionismo giovanile esiste ed è molto interessante, una realtà da scoprire perché fonte di idee e di un grandissimo entusiasmo.

Quindi, i Ggggivani esistono anche altrove e si impegnano.

Il problema è, anche in questo caso, il dilettantismo, il ricorso ad una facile fakelore, la mancanza di studi alla base, il pressapochismo organizzativo.

Non nel torneo o nel concorso fotografico (la cui giuria, però, era composta da esperti e non da giovani, come invece fatto in un'altra interessante realtà quale quella di Monteascatti, concorso ideati da un gruppo di under 25 e diventato particolarmente importante e di successo, ma da "vecchi esperti"), quanto nella camminata enogastronomica. L'evento è stato pubblicazzato con uno sproloquio di loghi Km0. Ora: nessuno vuole sminuire questo importantissimo marchio di qualità. Qualsiasi gastronomo o appassionato che sappia cosa è Slow food conosce i vantaggi di questa tipologia di prodotti. Peccato che il menù (io personalmente ho trovato le razioni miserrime a fronte di ben 15 euro di iscrizione!) fosse veramente arraffazonato. In quasi tutte le sei stazioni presenti.

Per carità: sarà anche stato ottimo l'abbinamento con le birre ed i vini - per un astemio come il sottoscritto conta pochissimo -, ma la scelta delle pietanze è stata perlomeno criticabile.

Infatti la loro idea di chilometro zero è probabilmente diversa da quella di Carlin Petrini o da quanto espresso nei manuali "filosofici" degli chef (il riferimento è naturalmente alla Lettera ai cuochi di domani, o Lettera di Lima), e può essere riassunta con la massima "Km0 è comprare i prodotti nel negozio sotto casa". Quindi, se lo compro nel negozietto di Cimamulera o Piedimulera posso definire a Km0 anche il cacao? Secondo gli organizzatori - temo - sì.

Ma vediamo nel dettaglio i piatti proposti. Pizza. Che, come sapete è un tipico piatto ossolano che trae la sua origine nell'anno del Signore 1254 aC... Capisco: è cotta (o meglio bruciata) nel forno frazionale restaurato, ma non è un piatto tipico. Nè a Km0: il grano non è di questa zona, il pomodoro nemmeno per non parlare delle mozzarelle!

Altro piatto; fritto dolce con salumi. Si trattava di una frittura di semolino tipica del fritto misto Piemontese (in realtà la parte dolce è composta anche da mele e amaretti). Innanzitutto, da appassionato di fritto misto piemontese saltva all'occhio l'uso dello zucchero semolato post frittura (in teoria è la semola addolcita ed aromatizzata, e non una semolino neutro zuccherato). Poi la difesa: è una ricetta che ha portato mia nonna da Alba nell'Ottocento. Già, l'Ottocento. Un passato già storico ma non troppo distante. Un passato che "fa tradizione e non impegna". Conoscete la canzone Mio cuggino di Elio e le storie tese? Ecco, la stessa cosa.

E questo semolino dolce (o meglio zuccheratro) era accompagnato con cosa? Prosciutto cotto. Anche in questo caso non si contano gli Ossolani che lavorano per la Parmacotto, nella sede centrale di Cimamulera, da cui partono camion per tutto il mondo di prosciutto cotto... Stranamente chi prepara veramente salumi locali in zona (ed ottiene riconoscimenti nazionali per quanto fatto, presentando i suoi prodotti anche ad Expo 2015 che, sembra lapalissiano dirlo, è stato il più importante evento mondiale dedicato all'alimentazione) non fa questo salume, ma si dedica a pancetta, salame di testa, lonza, mortadella di fegato...

Niente da dire (se non la quantità) sulla fetta di pane nero con la pancetta, ho apprezzato i formaggi abbinati con il miele. Ma due tappe su sei sono un po' pochine. Anche perché nemmeno le ultime due tappe, con il dolce (la Fugascina di Mergozzo, probabilmente il più antico biscotto del Vco, una crostata che ho personalmente trovato senza infamia e senza lode ed una "Torta di pane di Cimamulera, uguale a tutte le altre torte di pane e latte diffuse in ambiente alpino) ed il caffè sono esenti da critiche. Il caffè era un espresso. Con macchinetta del caffé a capsule, avessero almeno usato la Moka Bialetti, inventata nella nostra zona, o il café dul pariulin, senza dubbio tradizionale e scenografico. Caffè che penso non fosse nemmeno di contrabbando...

In conclusione? Prendete spunto da chi usa il termine Km0 nel suo vero significato. Ovvero di prodotti vicino. Un esempio? Le patate della Sagra di Montecrestese. In questo caso forse a chilometro 0,7, nel senso letterale del termine, poiché coltivate e prodotte a pochissima distanza dall'area feste.

 

 

Di questo ed altro ho parlato nella conferenza di oggi pomeriggio presso l'UniversiCà di Druogno. Una conferenza di circa un'ora, dove ho raccontato, in anteprima, anche alcune riflessioni del volume Ciboland, che uscirà, per i tipi di LandExplorer (che ormai pubblica diversi dei miei lavori) nel prossimo mese di ottobre. E verrò presentato, in antperima, a Perugia in occasione di Eurochocolate.

Scrivi commento

Commenti: 1
  • #1

    Fae Gillie (giovedì, 09 febbraio 2017 13:46)


    Have you ever considered about including a little bit more than just your articles? I mean, what you say is fundamental and everything. However think about if you added some great images or videos to give your posts more, "pop"! Your content is excellent but with images and videos, this website could certainly be one of the greatest in its field. Good blog!