Non si butta via niente: il ruolo della donna nel recupero del materiale e dell'immateriale

Questo sarà il titolo del saggio che sto scrivendo per il prossimo libro di Silvano Crepaldi.

Domenica, a Viganella, abbiamo presentato il bel libro "Cuntuli del favlé", la fine della trilogia La lingua muribunda, iniziata tre anni fa con "Geografia dell'immaginario", "Santi e reliquie" e quest'ultimo volume sulle leggende dell'Alto e Basso Novarese.

L'anno prossimo lavoreremo invece per indagare alcune figure, iniziando proprio dalle donne e dal loro ruolo nella società tradizionale.

Il mio intervento verterà essenzialmente su due aspetti secondo me molto interessanti: la donna in cucina e la donna come "passatrice" (il termine è orribile, ne sto infatti cercando altri migliori, ma rende senza dubbio l'idea) di tradizioni.

Sono infatti le donne quelle che hanno costruito e ri-costruito i gruppi folk, sono le donne che si occupano di trasmettere le preghiere, spesso anche le leggende, per non parlare poi delle ricette.

L'uomo, quando cucina, lo fa per mestiere, diventa chef, mentre la donna lo fa tutti i giorni e si trovava, ma si trova ancora oggi, a dover fare i conti con l'ecoomia domestica e con la reinvenzione ed il riutilizzo degli avanzi.

Questi sono gli spunti di riflessione che mi sono venuti tra domenica sera e lunedì. Qualcuno di voi ne ha altri? Consigli?

Fortunatamente ho un po' di mesi di tempo per elaborare una bella teoria e scrivere un bel saggio.

I consigli e le critiche sono naturalmente bene accetti!

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